Il tragico episodio del delfino femmina

 

Lo spiaggiamento del delfino

Il 12 dicembre del 1998 sulla spiaggia del camping "Bagno di Romagna", a pochi chilometri da Manfredonia (litoranea per Zapponeta), fu ritrovato spiaggiato un delfino. Nella mattinata del 13 dicembre si recò sul posto una pattuglia della Capitaneria di Porto di Manfredonia coadiuvata dal dr. Tomaiuolo, veterinario dell’ASL di Manfredonia per effettuare gli accertamenti del caso.
 
Il corpo del povero delfino fu trasferito presso l’Istituto Zooprofilattico di Foggia per procedere all’autopsia. Il referto ufficiale confermava che la morte del cetaceo era stata provocata da tre colpi di arma da fuoco. Il Comandante del Porto denunciò e trasmise gli atti alla magistratura per aprire una inchiesta. Del caso s’interessarono varie testate giornalistiche e alcune trasmissioni televisive (come La Vita In Diretta).
 
Alcuni giornali a diffusione provinciale lanciarono delle accuse velate nei confronti dei pescatori di Manfredonia, ritenendoli responsabili dell’uccisione del mammifero, forse a causa dei danni che il delfino Filippo poteva arrecare alle loro reti da posta. Certo, di storielle in quel periodo ne furono inventate diverse, ma ci preme fare alcune precisazioni ed osservazioni sulla dinamica di quanto accadde all’epoca.
 
Sabato 12 dicembre 1998, giorno accertato della morte del delfino, le condizioni del mare erano proibitive - forza 7 da Nord-Est (vedi bollettino meteorologico di quella giornata). Nessuna imbarcazione da pesca era uscita dal porto. Ma l'ipotesi che uno di loro potesse trasformarsi in un pistolero capace di centrare dalla barca e con il mare in tempesta, un delfino selvatico ci lascia perplessi !
 
Dalle notizie raccolte, attraverso interviste fatte ad alcuni pescatori, è emerso che Venerdì 11 Dicembre, oltre a Filippo era stato avvistato per la prima volta anche un altro delfino che non si era mai avvicinato alle loro barche. Incredibile supporre poi che i pescatori potessero confondere "Filippo", ben noto e conosciuto anche dai profani, con il delfino ritrovato morto: una Stenella Coeruleoalba di appena due metri di lunghezza rispetto ai tre metri di Filippo.
 
Domenica 13 dicembre in compagnia di un amico eravamo usciti dalla zona di ormeggio della LNI con la mia pilotina (Calafuria 7) per incontrare Filippo. Era trascorsa più di mezz’ora senza riuscire ad avvistarlo, quando ricevemmo una chiamata sul VHF dal segretario della LNI, il Sig. Mastromauro Leonardo, che ci informava che la Capitaneria di Porto di Manfredonia gli aveva segnalato lo spiaggiamento di un delfino.
Eravamo preoccupati per la vita del nostro amico delfino "Filippo", che fino a quel momento non si era ancora fatto vivo.
 
Dopo un attimo di smarrimento iniziale, il mio amico mi rassicurò, dicendomi che poco tempo prima della nostra uscita in mare, aveva visto Filippo nel porto di Manfredonia, quindi non poteva essere lui in pericolo. Decidemmo, comunque, di fare rotta sulla zona indicataci e dopo aver esplorato con il binocolo la battigia, avvistammo sulla spiaggia il corpo inerme di un delfino. Impossibilitati ad accostare, a causa del fondale basso, ritornammo al pontile della LNI dove ormeggiammo l’imbarcazione e in auto ci recammo sul posto per renderci conto dell’accaduto.
 
Giunti sul luogo, vi assicuro che non fu una visione piacevole vedere quel bel mare azzurro che lambiva e accarezzava con le sue onde il corpo della sfortunata Stenella Coeruleoalba. Rimanemmo lì per più di un’ora ad osservare attentamente il corpo e notammo che, oltre alle gocce di sangue che uscivano forse dai fori provocati dalle pallottole, la femmina di delfino presentava anche ferite di altro genere, diverse dalle traccie lasciate dai colpi d'arma da fuoco. Mutilazioni varie alla pinna pettorale destra e alla pinna caudale.


"Chi ha potuto provocare simili ferite?"

Saremmo grati se qualcuno ci spiegasse anche la natura delle altre ferite
e la dinamica di quanto avvenuto quel giorno.

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